Abitare il confine. La rivoluzione androgina. Ipertesto

a cura di Mario Emanuele Fevola

© Dario Fiorentino

L’Androgino Profondo: riflessioni di psicologia immaginale sul simbolismo del processo di integrazione dell’Opposto

di Mario Emanuele Fevola

L’androginia si configura come una manifestazione intrinseca della dualità psichica, prelude all’utopia di un’identità monolitica in cui le antitesi si fondono. Questa condizione rivela l’aspetto avverso e controverso dell’identità portando alla luce il lato disgustoso e ripugnante. Il lato oscuro non è una menomazione dell’individuo né un fallimento della sua completezza, bensì rappresenta un elemento intrinseco dell’intero: l’Ombra appartiene indissolubilmente al Sé. Non vi è alcuna speranza che l’individuo possa prescindere dalla sua parte oscura, dall’aspetto inferiore e dal rovescio della medaglia; le sue qualità più raffinate sono destinate a convivere con le più rozze.

Sulla base di una similitudine con la natura fisica dell’ombra come opposta alla luce, Jung utilizza il termine “Ombra” per descrivere una componente psichica che, a livello archetipico, rappresenta l’Opposto.

In una prima accezione, l’Ombra è un complesso psichico opposto alla coscienza e «rappresenta qualcosa di inferiore, primitivo, inadatto e goffo» [Jung, Gli archetipi dell’Inconscio, 1938-1940, ed. it., p. 84]. 

Questa concezione dell’Ombra presenta almeno tre implicazioni significative. Essa racchiude i contenuti tra conscio e inconscio, che vengono separati da quelli che accedono alla coscienza; in questo senso, l’Ombra diventa sinonimo di inconscio personale. In modo più specifico, essa rappresenta l’opposto dell’Io e comprende una serie di contenuti, ideali e atteggiamenti contrari a quelli con cui l’Io si identifica; essendo il complesso opposto a quello dell’Io, l’Ombra costituisce intrinsecamente l'”Ombra dell’Io“. L’Ombra si forma attraverso un processo di differenziazione e si definisce in relazione alla coscienza: i contenuti inconsci sono correlati a quelli consci, la funzione inferiore è in relazione a quella superiore, e l’Ombra dell’Io è relativa ai valori dell’Io.

In una seconda prospettiva, l’Ombra rappresenta l’ipostasi del Male. Le sue manifestazioni sono oscure, mostruose e diaboliche, rappresentando l’immagine del lato inaccettabile e perturbante della personalità. L’Ombra personale, differenziandosi rispetto all’Io, raccoglie gli aspetti soggettivamente censurati e personifica il concetto del Male in senso relativo. L’Ombra collettiva si forma in base alla differenziazione rispetto agli standard dominanti nella collettività, racchiudendo tutto ciò che si oppone allo sviluppo della coscienza, come l’irrazionale, le pulsioni istintive, i contenuti negativi dal punto di vista etico, e così via. Assume quindi un carattere più generale e assoluto, fungendo da archetipo più che da semplice complesso. In quanto negatività etica, introduce nella vita psichica la questione morale: l’Ombra «è un problema morale che mette alla prova l’intera personalità dell’Io; nessuno infatti può prendere coscienza dell’Ombra senza una notevole applicazione di risolutezza morale. Ciò implica che l’Io, essendo il complesso che aggrega coscienza e responsabilità, è responsabile non solo del conscio, ma anche dell’inconscio; e se con una certa dose di autocritica è possibile riconoscere il male relativo della propria natura, guardare in faccia il male assoluto è un’esperienza rara quanto conturbante». [Jung, 1951, ed. it. pp. 8-10].

Come strumento di una funzione trascendente, l’Ombra assume la funzione di collegamento tra l’Io e il non-Io, tra la coscienza e l’inconscio. L’Ombra non è semplicemente un insieme di contenuti inconsci, ma costituisce un complesso dinamico di grande energia, particolarmente attivo, che «assume il valore di emblema induttore di trasformazione: e cioè il valore di una vera e propria immagine mobilizzatrice (imago agens)» [Piero, 1998, p. 492].

Per sua stessa natura, essendo l’opposto della coscienza, l’Ombra riveste un ruolo centrale in importanti dinamiche psicologiche. Uno dei meccanismi è quello la proiezione: i contenuti dell’Ombra vengono trasferiti su una figura esterna, trasformandola in oggetto di antipatia e idiosincrasia. In situazioni più avanzate dal punto di vista evolutivo, entra in gioco il meccanismo dell’identificazione: l’individuo identifica se stesso (e non più l’altro) come portatore dell’Ombra. La distanza critica dai lati oscuri dell’Ombra è invece ottenuta tramite un meccanismo più evoluto chiamato scissione, mediante il quale i contenuti contrari alla coscienza vengono riconosciuti nella loro negatività. Infine, il meccanismo dell’integrazione permette all’Io di diventare non solo consapevole, ma anche responsabile dell’Ombra e di integrarla in parte all’interno della visione del mondo della coscienza.

La rappresentazione androgina evoca la nostalgia dell’originaria unità, ma allo stesso tempo suscita una tensione verso un’ultima unificazione. Il suo aspetto orribile ci ricorda che per raggiungere tale unificazione è necessario, inizialmente, riconoscere in noi stessi non solo il fascino degli angeli, ma anche la ripugnanza dei diavoli.

Nella fase iniziale del rapporto con l’Ombra, si manifestano distinzioni, separazioni, prese di distanza e lotte interiori. È tipico della psicologia dell’alba (intesa come costellazione di elementi cognitivi e non-cognitivi che caratterizzano gli inizi) che l’Io si dissoci dalla sua Ombra. In una fase evolutiva più avanzata si giunge a un rapporto più complesso: la psicologia del tramonto, caratterizzante le fini, richiede all’Io di integrare invece di dissociare.

La presenza dell’Io come strumento di consapevolezza e interprete della coscienza etica comporta una conseguenza: ogni individuo è responsabile non solo del proprio conscio, ma anche del proprio inconscio.

Si tratta di un’acquisizione perturbante e impegnativa, che segna la fine del “non sapevo” e del “non volevo”. Lungo il cammino dell’individuazione, diventare sempre più consapevoli ci pone di fronte a un’Ombra sempre più complessa e implica una crescente responsabilità nei confronti della nostra identità conscia, ma anche di quella inconscia.

Ogni individuo è responsabile non solo delle proprie azioni, ma anche delle proprie omissioni, intenzioni e distrazioni. Fanno parte dell’individuo nella sua completezza anche le mancanze, le cadute, i progetti che vengono portati avanti attraverso l’inconscio e gli obiettivi non raggiunti a causa di una mancanza di consapevolezza. D’altra parte, secondo Roger Caillois, è il mezzogiorno, ovvero l’orizzonte di consapevolezza a cui ogni individuo dovrebbe mirare, il luogo prediletto dai demoni. L’ora senza ombre «che divide il giorno in parti uguali sulle quali regnano i segni contrari della crescita e del declino […] rappresenta il momento più pericoloso per l’anima, che è esposta a rischi d’ogni sorta». [R.Caillois, I demoni meridiani, Bollati Boringhieri, Torino 1999, p 65]

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