di Claudia Conte

© Alexander Gonzalez Delgado
Lei non sa cosa ha fatto
di Claudia Conte
In una parte di Mondo la culla si riempie, il seno si gonfia, le vene risalgono come sentieri montani; una donna guarda una figlia prima di poggiarla sul terreno caldo e affidarla alla Madre. Il tempo necessario per benedire quella vita in cerchio, sottovoce, pregando in una lingua lontana e sconosciuta.
Altrove, fra steli di cemento, un’altra figlia è nata ma nessuno può vederla. Lei non sa cosa ha fatto per non essere trovata, chiude e apre gli occhi per svegliarsi, ma il sogno continua: nulla si muove sotto i suoi piedi nudi.
«Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza.1»
Così Alan Turing aveva anticipato la teoria del caos: un battito d’ali può alterare il corso della storia, del clima e dell’uomo, per sempre. Un incontro può risolvere e complicare un’intera esistenza e cambiarla in modo irreversibile.
Più tardi, nel loro tempo di donne, l’incontro: la notte è fredda e alcune zolle danzano arroganti, affamate. La Terra mangia gli uomini, gli uomini hanno mangiato tutta la Terra e non hanno lasciato più figli.
La Terra, un tempo madre, nutrice e fertile, ora si spezza sotto il peso del suo stesso sfruttamento. Le sue vene, una volta piene di linfa e vita, sono aride crepe dove nulla può germogliare. I fiumi, antichi corridoi di latte, sono diventati seni secchi, polvere che si solleva. Le donne, custodi di questa Madre, portano ora dentro di sé la stessa sterilità. I loro corpi, abusati e disidratati, hanno perso la capacità di generare vita.
Il cambiamento climatico non è solo una catastrofe ambientale: è una ferita profonda che rende infeconda la terra e le sue figlie. Gli stessi venti che una volta portavano semi e promesse oggi sollevano cenere.
Adesso le due si tengono per mano mentre sprofondano, sono sterili e ultime, si guardano nel buio e sorridono, finalmente.
- Alan Turing, Macchine calcolatrici e intelligenza, 1950 ↩︎