Un uomo che ama è un corpo che brucia. Ipertesto

di Adele Bilotta

© Paolo Drigo

Il mistero della porta chiusa

di Adele Bilotta

C’è qualcosa di nuovo e inaudito in un uomo che passeggia solitario e attraversa un paesaggio che conosce. Può segnare col dito e nominare ciò che vede tutti i giorni, eppure niente è più familiare. 

Consapevole che d’ora in poi sarà difficile persino bere il caffè, c’è in quest’uomo qualcosa di nuovo: non è più parte di un Noi

E c’è qualcosa che oramai non gli sarà più udibile: la risata di Lei.

È nei suoni delle parole che l’uomo che ama brucia, nella distanza vuota tra una nota e quella successiva. 

«È questa la qualità essenziale di tutto ciò che è vuoto: la disponibilità a riempirsi, a essere colmato1».

«La poesia di Cohen nasce in una stanza. Non a caso il suo secondo album si intitola Songs from a room. La stanza − meglio ancora se vuota, disabitata, con muri spogli e un arredamento ridotto all’essenziale – è lo spazio in cui si articola il discorso poetico, la sua necessaria scenografia teatrale.2»

C’è bisogno di uno spazio − meglio ancora se vuoto − per creare, dormire, amare, bruciare, delle volte soffrire.

Di camere solitarie ne porta lo stendardo Virginia Woolf: era ciò che le serviva per ottenere indipendenza, la propria salvezza. La segue Leo, il protagonista di Pier Vittorio Tondelli, che in Camere separate è consapevole della necessità della distanza per sopravvivere al proprio amore, forse al troppo amore. 

Il mistero della porta chiusa crea il desiderio che riempie la stanza vuota, e «il desiderio svelato non può far altro che bruciare all’istante3».

Ma il gioco vale la candela?

Amare, bruciare, non riuscire a dormire, delle volte soffrire e forse alla fine morire. 

Occupare la vuota distanza con la propria cenere. Tradurre è tradire, ma se per Cohen lo fanno le mani di De André, allora si può chiudere un occhio. Così Suzenne è la donna di entrambi, e lei non ha una stanza, solo un posto in riva al fiume.

Suzanne takes you down
to her place near the river
You can hear the boats go by
You can spend the night beside her
And you know that she's half crazy
But that's why you want to be there4

Cohen scrive: and you want to travel with her, and you want to travel blind.

De André traduce: e tu vuoi viaggiarle insieme, vuoi viaggiarle insieme ciecamente.

Nella regola del suono, per metrica, un uomo vuole viaggiare con lei cieco, l’altro ciecamente. Uno riempie la stanza con un aggettivo, l’altro con un avverbio.

Sempre per metrica, un uomo vuole viaggiare con lei, l’altro vuole viaggiarle insieme. La traduzione riempie la stanza con un suffisso clitico che rafforza la volontà dello stare annullando qualsiasi distanza: perché se lei ti ha voluto accanto allora resti, anche se sai che è pazza, perché il gioco vale la candela.

«Gli amanti […] cercano un rifugio, un abbraccio, e si sentono soffocare; mettono a letto i propri sogni, li ignorano, e intanto cercano il segno perduto che li proietti di colpo nel centro di una verità.5»

  1. Matteo Branduardi, Un uomo che ama è un corpo che brucia, In allarmata radura ↩︎
  2. Idem ↩︎
  3. Idem ↩︎
  4. Suzanne, trad. Fabrizio De Andrè: Nel suo posto in riva al fiume/ Suzanne ti ha voluto accanto/ E ora ascolti andar le barche/  Ora puoi dormirle al fianco/ Sì, lo sai che lei è pazza/ Ma per questo sei con lei.
    ↩︎
  5. Idem ↩︎

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