Uno sciame di zanzare. Ipertesto

di Aurora Dell’Oro

© Domitilla Verga

Quello che segue, è il contrappunto al racconto di Ramiro Padilla Atondo, uno Sciame di zanzare. Aurora Dell’Oro dà voce al protagonista immaginato dallo scrittore messicano e gli fa prendere vita, grazie a una personale rivoluzione cromatica.

Tutti i colori, tranne

di Aurora Dell’Oro

Mi hanno detto di creare una tabella per verificare che tutto sia in ordine. L’ordine interiore, ha sussurrato il terapeuta soffiando fumo di sigaretta, l’ordine interiore è essenziale se vuole venire a capo della faccenda. Come no, certo che voglio venirne a capo, ho risposto.

Sono uscito dallo studio sbattendo le palpebre al sole abbacinante del pomeriggio, camminando col passo leggero di chi è certo del miracolo, e sono andato a comprare un quaderno. A quadretti, con la copertina verde, ho chiesto al cartolaio con la voce di un altro, una voce da scolaretto felice. Ho sorriso molto, e già mi sentivo meglio.

Il verde mi piace, perché fa bene al cuore e a tante altre cose che ora non ricordo, tutte importanti per una vita lunga e sana, ma non rientra nella scala cromatica approvata da questo metodo terapeutico in cui ora credo e non credo. L’ ho accettato dapprima entusiasta, poi dubbioso, sospettando di essere stato in qualche modo raggirato, di essere stato scelto come cavia per qualche strana e nuova pratica new age. Eppure mi hanno assicurato che “credere è parte essenziale del processo di guarigione”, perciò ho deciso di fidarmi, per una volta fidarmi, e usare solo 

il rosso: per gli scoppi d’ira, le crisi, gli attacchi di nervi

il giallo: per l’indifferenza, l’apatia, il né carne né pesce

il blu: per la pace dei sensi, la tranquillità dello spirito, i momenti di grazia.

Eppure a me sembra che in tutta questa storia ci sia qualcosa di sbagliato. Vedo nella legenda che il terapeuta mi ha consegnato un vizio di fondo che proprio non riesco a ignorare. Ci penso e ci ripenso, non dormo per tutta la notte, faccio qualche ricerca e scopro che il

rosso: le indagini statistiche condotte con la piramide dei colori rilevarono una frequenza significativa del rosso fra i soggetti con bassi valori di nevroticismo, tendenzialmente estroversi, con un indice positivo alla sindrome di stimolazione

e il

giallo: in quanto associato alla luce, entra in questa costellazione simbolica a esprimere, psicologicamente, il potere illuminante della coscienza e a tradurre cromaticamente le esperienze di illuminazione

e il

blu: colore-ponte fra terra e cielo e fra cielo e mare, il blu collega l’uomo con le altezze ineffabili dei cieli e con le profondità abissali della propria anima; interpreta il desiderio acutissimo di ricongiunzione sia quando è nostalgia dolcissima di fusione sia quando è anelito tristissimo di dissoluzione1.

Attraverso la notte come una barca alla deriva, deluso e scoraggiato. Ma poi all’alba, mentre bevo una tazza di caffè, provo l’impulso irrefrenabile di infrangere tutte le regole, e d’un tratto mi sento benissimo. Afferro il quaderno verde e coloro tutta la tabella di viola, verde e nero. Marrone e grigio. Uso i pastelli di mio figlio, gli unici rimasti qui, con il segno dei suoi denti nel legno. Ce ne sono sette, ma nessun rosso, né blu, né giallo.

  1. Tutte le citazioni sono tratte da: C. Widmann, Il simbolismo dei colori, Roma, Edizioni Magi, 2014. ↩︎

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