Ce l’hai un corpo? La prospettiva del regista e il desiderio dell’attrice in “Amor nello specchio” di Giovan Battista Andreini, regia di Luca Ronconi. Ipertesto

a cura di Fabiana Castellino

Stefania Micheli nel ruolo di Florinda

Estratti da “Amor nello specchio” di Giovan Battista Andreini

Scena quarta

Florinda: Bernetta cammina veloce; vedi, se quella gentildonna amica è nella Città, o se è alla villa, poiché per liberarmi da questa importunità d’houmini, voglio andar’à star seco, conforme il mio uso, cinque o sei giorni.

Bernetta: Che siano maledetti questi hominacci, che tanto impero vogliono aver sopra noi; povere Donne; sanno questi traditori, che siamo come la campana, e come la lanterna, che non possiamo suonare, non possiamo risplendere, senza il batocchio, e senza il candelotto, e per questo fanno tanto gli intirizzati. 

Atto Primo Scena Terza

(monologo di Florinda)

Florinda: […]

O vetro non vetro; ma gemma più viva del Sole;

            O vetro non vetro: ma strale, che dolcemente per gli occhi m’in piaghi.

            O vetro non vetro: ma fiamma, dov’ardendo Fenice, e nasco, e moro.

            O vetro non vetro: ma Cielo, dove quest’occhi sono le stelle, anzi la Luna, el’ Sole.  

Partiti Florinda, e degli Amanti à scorno così parla.

Atto Terzo Scena Prima

Florinda: Signora, lasciate perdere Amore; e sovvengavi, che gli è dipinto frà ceppi, frà catene, fra coltelli, per che spoglia di libertà, e ci dà morte. 

Lidia: E pur dipingono Amore trà le Grazie, di stelle ornate, perché di ogni grazia ne è favorevole, e dei celesti beni ne è largo compartitore.

Florinda:  Amore è pestifero tarlo, che del cuor si nutre.

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