a cura di Fabiana Castellino

© Marco Wiatrowski Malavolti
La forma del desiderio
“Quando andò a farle visita in camerino, la ballerina si stava vestendo in mezzo a una profusione di fiori e, per la gioia degli ammiratori che le sedevano intorno, si stava imbellettando il sesso con il rossetto, senza permettere a nessuno di fare un solo gesto verso di lei.
Quando entrò il Barone, si limitò ad alzare la testa e a sorridergli. Aveva un piede su un tavolino e l’elaborato vestito brasiliano sollevato; senza batter ciglio ricominciò a dipingersi il sesso con le mani ingioiellate, ridendo dell’eccitazione degli uomini che le stavano intorno.
Il suo sesso era come un gigantesco fiore di serra, il più grande che il Barone avesse mai visto, e i peli intorno erano folti e ricciuti, neri come il carbone. E queste labbra le imbellettava come fossero una bocca, in modo elaborato, fino a farle assomigliare a camelie rosso sangue, che, aperte a forza, mostravano il bocciolo interno ancora chiuso, una gemma del fiore più pallida, con la pelle più chiara”
Il delta di Venere, Anaïs Nin, Giunti Editori SpA/Bompiani, 2021, pp. 16-17
Il desiderio sopra ogni cosa
Lettera quarta di Eloisa ad Abelardo:
“Ma quelle gioie da amanti che provammo insieme mi sono state tanto dolci che non possono né dispiacermi né sfuggirmi dalla memoria. Dovunque mi volga sono sempre presenti ai miei occhi e mi accendono di desideri, anche quando dormo la loro suggestione mi tormenta. Perfino durante i solenni riti, quando più pura deve essere la preghiera, le immagini impudiche di quelle voluttà inchiodano tanto nel profondo l’infelicissimo mio animo che mi sento disposta più a quei turpi godimenti che non alla preghiera. E così, mentre dovrei gemere per quel che ho commesso, piuttosto sospiro per quel che ho perduto. […] Ma in me l’ardore dell’età giovanile e l’esperienza di deliziosissime voluttà accendono fortemente gli stimoli della carne, incentivi alla libidine, e tanto più possono dominare da padroni in me quanto più debole è la natura che incontrano. La gente vanta la mia castità perché non sa che sono ipocrita.”
Lettere, Eloisa e Abelardo, a cura di Nada Cappelletti Truci, SE srl, Milano, 2007, p.87