Come si realizza un reportage fotografico. Un piccolo vademecum

a cura di Livia Del Gaudio

© Pierclaudio Duranti

Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene.

ANSEL ADAMS

Questo breve vademecum non si propone né di essere esaustivo, né di essere tecnico. Parte dall’idea che, se la fotografia è un linguaggio, allora chi si occupa di scrittura per mestiere possa venire in soccorso a chi per mestiere si occupa di immagini. Spostare lo sguardo, contaminare il sapere è un modo per creare relazione. E ogni relazione, si sa, è specchio: strumento molto utile per conoscere se stessi. A patto che lo specchio non finisca per inghiottirci.

1. DEFINIRE UN TEMA

Il tema, o l’idea, è il punto di partenza di ogni reportage e la sua ipotetica fine. Un buon reportage porterà ad affermare l’idea come unica possibile conclusione; un cattivo reportage avrà bisogno di molte parole per essere spiegato, e lascerà comunque perplessi. Sarà, come dice Ansel Adams, una barzelletta venuta male.

La genesi dell’idea è molteplice. Talvolta è frutto di un’ossessione sedimentata nel tempo; altre di un incontro casuale; altre ancora si presenta sotto forma di commissione esterna. Come nel tiro di dadi in Stalker, io credo nell’equilibrio impossibile tra caso e ossessione (ma non escludo l’intervento di un deus ex machina, ovvero del committente).

2. DOCUMENTARSI

Comunque l’idea sia arrivata, è questo il momento di documentarsi, ovvero di studiare. In questa fase è importante raccogliere tutto: materiale documentale, interviste, sopralluoghi, eventuali precedenti reportage o percorsi fotografici che inseguono tematiche simili. È importante non lavorare solo per accumulo ma porsi continue domande su cosa si stia facendo: in questo modo sarà più semplice selezionare, tagliare, scegliere dove andare in profondità.

Se tutto procede per il verso giusto, è in questa fase che il progetto inizia a delinearsi e a mettere solide radici.

3. SCRIVERE UN PROGETTO

Le informazioni raccolte vengono tradotte in un progetto fotografico. In questa fase il progetto viene espresso per iscritto (eventualmente con l’ausilio di schemi/disegni): si definiscono quali immagini si vogliono realizzare, quali sono le situazioni fondamentali da rilevare, gli aspetti che concorrono alla composizione coerente e leggibile della storia. Diventa utile trovare un protagonista, che è l’elemento centrale di ogni narrazione. Può essere una persona, o un luogo, o ancora un evento. Dipende dal taglio che si vuole dare e dal punto di vista adottato.

4. PIANIFICARE

Una volta scritto il progetto, è ora di indicare tempi, luoghi, persone ed eventi. A seconda della pianificazione, la realizzazione di un reportage fotografico può richiedere un arco temporale di diversa durata. Alcuni possono impegnare il fotografo per anni, con continui aggiornamenti, mentre altri si svolgono in poche ma determinanti ore.

5. LO STILE PERSONALE

Scendere in profondità significa ricercare la propria prospettiva e portare una visione personale, anche quando l’argomento è già stato trattato da altri. La fotografia è una forma di scrittura, possiede una sua semantica; ogni fotografo realizza i propri scatti con uno stile che si sviluppa nel tempo e si acquisisce attraverso la pratica, non solo fotografica. Un segno riconoscibile che tiene insieme sia contenuto che forma. Solo in questo modo le immagini saranno vive e creeranno empatia in chi le guarda. 

6. IL MOMENTO DELLO SCATTO

Questo è il momento dell’azione: lo scatto. Anche se esiste un progetto e un piano fotografico preciso, è sempre bene essere pronti agli imprevisti. E a cogliere le occasioni che si presentano.

Una volta in loco, il fotografo deve fare attenzione che la sua presenza non sia invadente; deve ricordarsi che il suo ruolo è quello di testimone non partecipante, che vive l’ambiente da esterno, senza condizionare la situazione o interferire con lo svolgersi degli eventi. 

7. LA SELEZIONE DELLE FOTO

Bisogna sempre tenere conto che il reportage si snoda proprio come una storia attraverso un numero contenuto di immagini. La fase della selezione equivale a quella dell’editing per un racconto: attraverso alcuni tagli si migliora la narrazione.Per effettuare una scelta corretta è utile immaginare ogni foto legata alle altre, costruire una sequenza. Allo stesso tempo non bisogna perdere l’autonomia di ogni immagine. Non si tratta di comporre un fotoromanzo genere che si prefigge di raccontare una storia secondo la logica della parola –; quello che il reportage fotografico cerca è creare connessioni riguardanti linee, colori, forme; ovvero secondo l’alfabeto della vista. Particolare attenzione va prestata all’immagine di apertura, che dovrebbe racchiudere lo spirito del proprio lavoro e rappresentare una sorta di “biglietto da visita”.

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