Narrare “per signa”. Tra matematica e linguistica

A cura di Aurora Dell’Oro

[ITA] [ENG]

Riprendiamo le fila della riflessione inaugurata un mese fa, quando ci siamo soffermati sugli Spiragli che declinavano il tema del corpo (https://inallarmataradura.com/2022/02/24/il-corpo/), a partire da una domanda: con cosa si può raccontare una storia? Alcuni tra i nostri autori e autrici hanno risposto a tale quesito scegliendo, gli uni, di muoversi tra i quadranti cartesiani e, gli altri, di seguire il solco tracciato dall’aratro della linguistica. 

Per cominciare, Francesco Spiedo e Veronica Galletta hanno usato gli strumenti offerti dalla matematica. Il primo, in La possibilità di restare innamorato. La matematica come forma di narrazione, osserva che la vita del matematico e quella dello scrittore non sono poi così distanti l’una dall’altra e rintraccia nell’errore il perno attorno al quale entrambe ruotano. La seconda, in L’illusione di una curva che mi rappresenti (ovvero la vita come un grafico), cerca nel fantastico rigore della geometria la linea che corrisponda alla funzione specialissima che ci è stata assegnata, pur in assenza dell’equazione che la possa definire. 

Antonio Esposito e Riccardo Meozzi, invece, usano gli strumenti della lingua come se fossero, essi stessi, i protagonisti della storia. Esposito, in  Dentro la funzione esplicativa. I due punti in Daniel Sada, legge la punteggiatura come fosse uno spartito, trovandoci dentro il ritmo di una passeggiata. Riccardo Meozzi, invece, prende l’abbrivio da un’esperienza personale per raccontare, in Spesso ho pensato di aprirmi la gola, come le parole siano diventate per lui materia viva, bestioline di suono da studiare e addomesticare, prima di indurle a significare. 

Riproponiamo qui il link ai singoli testi, rinnovando l’invito alla lettura:

Storytelling per signa. Between Math and Linguistics

by Aurora Dell’Oro

Translated by Elisa Bonfanti

Let us go back to what we were saying a month ago, when we stopped and looked at those Spiragli that dealt with the theme of the body (https://inallarmataradura.com/2022/02/24/il-corpo/), starting from a question: what can you tell a story with? Some of our authors answered by choosing to move through cartesian diagrams, while the others decided to follow the path that Linguistics led, just like a plow.

To begin with, Francesco Spiedo and Veronica Galletta used the tools provided by Math. The first in La possibilità di restare innamorato. La matematica come forma di narrazione, points out that the lives of mathematicians and writers are not that different, as he sees that in the mistake the core around which they both revolve. The second one, in L’illusione di una curva che mi rappresenti (ovvero la vita come un grafico), through the fantastic rigor of Geometry, looks for the line that corresponds to the extremely simple function we were given, even though we do not have the equation that can define it. 

On the other hand, Antonio Esposito and Riccardo Meozzi use the tools of language as if they were the main characters of the story. Esposito, in Dentro la funzione esplicativa. I due punti in Daniel Sada, reads punctuation like a music sheet and finds the rhythm of a walk inside of it. Riccardo Meozzi, instead, starts from a personal experience to tell, in Spesso ho pensato di aprirmi la gola, how words have become living matter to him, little sound beats to study and tame before leading them towards a meaning. 

Let us lead you to the single texts, inviting you to read them again:

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